Il Glaucoma

Cos’è il glaucoma

Il glaucoma è una malattia molto frequente; si verifica quando la pressione intraoculare si innalza sopra il valore limite causando danni al nervo ottico.

 

Analizziamo la pressione intraoculare

Nell’occhio è presente un gruppo di cellule (epitelio pigmentato del muscolo ciliare) che produce un liquido chiamato umore acqueo; tali cellule si trovano dietro l’iride. L’umore acqueo serve normalmente a portare nutrimento ad alcune strutture all’interno dell’occhio stesso. Una volta compiute le sue funzioni, l’umore acqueo deve uscire dall’occhio e ci riesce raggiungendo e attraversando una sorta di griglia (chiamata trabecolato) situata davanti l’iride, in una struttura chiamata “angolo irido-corneale”. Normalmente nell’occhio viene prodotta una quantità di umore acqueo pari alla quantità eliminata, in modo tale da avere una pressione costante. Nel glaucoma si verifica invece una difficoltà per l’umore acqueo al deflusso, cioè al passaggio attraverso il trabecolato (un po’ come succede all’acqua in un lavandino quando c’è lo scarico otturato) e questo fa sì che l’umore acqueo si accumuli all’interno dell’occhio, determinando un aumento della pressione intraoculare.

Notizie utili: La pressione intraoculare normale è, in media, attestata a valori di 15 mmHg e può arrivare a 18 mmHg (ricordiamoci che, a differenza della pressione del sangue, per la pressione intraoculare si ha un solo valore); valori da 19 mmHg in su devono essere attentamente valutati. La pressione intraoculare non è, in nessun modo, associata o correlata alla pressione sanguigna. Entrambe sono pressioni, ma non hanno nulla in comune (come nell’automobile succede per la pressione delle ruote e la pressione dell’olio).

 

Il nervo ottico e il danno in corso di aumento della pressione intraoculare

Tutte le strutture all’interno dell’occhio sono esposte alla pressione intraoculare ma, fortunatamente, la larga parte di queste non risente minimamente di eventuali rialzi pressori. Solo una però non ha la forza sufficiente a resistere a valori della pressione intraoculare sopra la norma: il nervo ottico. Questa struttura rappresenta “il filo elettrico” che collega l’occhio al cervello (nello specifico al lobo occipitale, che si trova nella parte posteriore della testa), inviando al cervello stesso l’immagine catturata dall’occhio. Ne deriva che, anche in presenza di un occhio completamente sano, se il nervo ottico non funziona, il paziente non vede.

Notizie utili: Se non viene curata, la pressione intraoculare determina “la perdita” del nervo ottico, di solito, in alcuni anni; ne deriva che, se non si arriva tardi alla diagnosi di glaucoma, solitamente si riesce a contenere la malattia. Quando il danno al nervo ottico è ancora nelle fasi iniziali, il paziente spesso non si accorge della riduzione visiva, fondamentalmente per due motivi: 1) le prime modifiche visive riguardano la parte periferica del campo visivo (e questo crea pochi problemi perché noi utilizziamo prevalentemente la parte centrale del campo visivo stesso) 2) ciò che non viene visto con un occhio può essere visto con l’altro (e quindi l’immagine che viene percepita risulta comunque completa).

 

Quali sono i sintomi della pressione alta? Come fa un paziente ad accorgersi di avere la pressione alta?

Il glaucoma viene chiamato il ladro silenzioso della vista; esiste questa definizione perché purtroppo il paziente non sente nulla; la pressione intraoculare alta non genera dolore, rossore, lacrimazione. L’unica cosa della quale il paziente si può accorgere è di un calo della vista, ma purtroppo, se si arriva ad averne coscienza, significa che ci sono già danni avanzati al nervo ottico e ciò rappresenta un grosso problema perché, quando il nervo ottico si è danneggiato, non esiste modo per ripristinarne la funzione. Essenzialmente l’unico modo per accorgersi di avere questa patologia, quando non è troppo tardi, è misurare in tempo la pressione intraoculare ed esaminare il nervo ottico.

Notizie utili: La pressione intraoculare può aumentare in qualunque età, ma solitamente ciò si verifica dai 40 anni in poi. La familiarità è molto importante nella possibilità di insorgenza del glaucoma, potendo favorire di circa dieci volte l’insorgenza del glaucoma.

 

In che modo l’oculista diagnostica il glaucoma?

Ci sono vari esami, alcuni dei quali si effettuano direttamente in corso di una visita oculistica generale, altri vengono poi richiesti dall’oculista caso per caso: – la tonometria, cioè la misurazione della pressione dell’occhio, che può essere effettuata con tonometri a contatto con l’occhio e con tonometri che non toccano l’occhio. – l’osservazione del nervo ottico, per capire se sia danneggiato e se ci siano differenze tra i due occhi. – la pachimetria, che consiste nella misurazione dello spessore corneale; il concetto è che i tonometri interagiscono con la cornea per misurare la pressione intraoculare, ma sono impostati per rapportarsi a una cornea di spessore “medio”; nel momento in cui la cornea ha uno spessore maggiore o minore della norma le misurazioni della pressione possono essere sovrastimate o sottostimate (in alcuni casi una pressione rilevata di 18 mmHg potrebbe in realtà corrispondere a valori di 21 o 15). Correlando il valore pressorio rilevato dal tonometro e il valore dello spessore della cornea si riesce ad avere una misurazione precisa della pressione oculare. – il campo visivo, che consiste in un esame funzionale per il nervo ottico; in questo modo non ci si limita ad osservare il nervo ottico ma si analizza punto per punto la funzionalità delle sue fibre. È un esame presente da molti anni in oculistica e per molto tempo è stato tra i più utilizzato. Ha due limiti: 1) dato che richiede la collaborazione del paziente, che deve rimanere il più concentrato possibile per rispondere correttamente ai test visivi, non sempre è molto preciso (e molte volte è necessario ripeterlo). 2) il risultato viene falsato se ci sono altre malattie concomitanti nell’occhio, come ad esempio la cataratta o la maculopatia. – L’ analisi ONH (testa del nervo ottico) e l’ analisi RNFL (strato fibre nervose retiniche), entrambi questi esami analizzano lo stato di salute del nervo ottico e delle fibre nervose attorno al nervo ottico. Sono tra gli esami più moderni in oculistica e risultano molto precisi e ripetibili dato che non richiedono la collaborazione del paziente ed i risultati non sono influenzati da altre malattie concomitanti.

Notizie utili: Spesso è necessario ripetere più volte la tonometria per inquadrare al meglio la pressione intraoculare. Gli esami hanno una duplice funzione: in alcuni casi servono per effettuare diagnosi, in altri servono per monitorare l’andamento della patologia e capire quindi se ci siano differenze dalla diagnosi allo stato attuale.

 

La terapia del glaucoma

Nel momento in cui si effettua diagnosi di glaucoma, bisogna iniziare la terapia. Attualmente ne esistono varie tipologie, vale a dire terapie mediche (con colliri e compresse), parachirurgiche (con il laser) e chirurgiche; la terapia più utilizzata è quella medica; esistono varie famiglie di farmaci che riescono a ridurre la pressione intraoculare, essenzialmente mediante due meccanismi: alcuni aumentano il deflusso, cioè l’uscita, di umore acqueo dall’occhio, altri riescono a diminuirne la produzione. Con i colliri si riesce a compensare molto bene la larghissima parte delle forme di glaucoma ma, quando con questi non si riesce a contenere la pressione intraoculare, si deve passare ad altre forme di terapie. La terapia con il laser è mirata a poche forme di glaucoma ed ha comunque un risultato molto limitato mentre la chirurgia dà risultati molto importanti.

Notizie utili: Naturalmente l’oculista deve prescrivere di volta in volta la terapia più efficace per contenere il rialzo pressorio ma, oltre a questo, è comunque importantissimo il ruolo del paziente, che deve utilizzare correttamente le medicine oltre che effettuare costantemente e periodicamente verifiche della sua patologia con l’oculista (cosa non sempre scontata quando si parla di terapie a lunga durata). Come per tutte le terapie a lunga durata, anche i colliri per il glaucoma non sono esenti da effetti collaterali. Fortunatamente però spesso si parla di conseguenze molto modeste, come ad esempio rossore e bruciore subito appresso l’instillazione (che solitamente tendono a ridursi dopo 1-2  mesi dall’inizio della terapia). A questo discorso fanno eccezione i colliri contenenti beta-bloccanti, il cui farmaco può avere ripercussioni a livello generale; tali colliri devono essere prescritti solo dopo attenta valutazione.

 

In cosa consiste la chirurgia del glaucoma?

Ci sono varie tecniche, quella più diffusa è la trabeculectomia. Il concetto è che, molto spesso, la zona attraverso la quale l’umore acqueo deve uscire dall’occhio è otturata; risulta quindi necessario creare un’altra apertura in maniera tale da permettere all’umore acqueo di poter defluire dall’occhio; succede quindi che l’umore acqueo riesce ad uscire non più dalla via normale (che funziona male), ma da una nuova via creata chirurgicamente. In questo modo si riesce a tenere sotto controllo alcune forme di glaucoma che altrimenti non sarebbero gestibili soltanto con i colliri e le compresse. La buona riuscita dell’intervento ha una durata molto variabile, potendo “resistere” tutta la vita oppure un arco di tempo che varia da mesi ad anni; questo in conseguenza del fatto che l’apertura chirurgica può chiudersi in risposta a meccanismi cicatriziali. È comunque possibile effettuare “una revisione della bozza chirurgica”, per riaprire la ferita che l’organismo, mediante la cicatrizzazione, ha chiuso.

Notizie utili: L’intervento per la cataratta, pur non essendo effettuato specificamente per i casi di glaucoma, riesce spesso a ridurre anche la pressione dell’occhio. Dopo la trabeculectomia l’utilizzo dei colliri è variabile: in alcuni casi servono, in altri si può ridurne o evitarne l’utilizzo.

 

Il glaucoma acuto

Un cenno a parte merita questa particolare forma di glaucoma: il glaucoma acuto. Nelle forme croniche, come visto in precedenza, il danno al nervo ottico avviene di solito nell’arco di anni, dato che la pressione intraoculare si discosta di poco dai valori normali; nel glaucoma acuto, a fronte di una pressione normale che può arrivare a 18mmHg, si rilevano valori che possono arrivare anche a 80 mmHg. In situazioni come questa si parla di una emergenza medica, dato che il nervo ottico  può completamente danneggiarsi in pochi giorni (raramente anche in poche ore). La sintomatologia diventa imponente, comprendendo principalmente rossore, visione offuscata o pressocchè abolita (determinata dalla sofferenza della cornea), dolore (che si irradia dall’occhio alla tempia dello stesso lato), nausea e vomito. Il glaucoma acuto si verifica a seguito di una chiusura completa dell’angolo camerulare, zona dalla quale l’umore acqueo defluisce. La terapia è medica, mediante colliri (spesso si utilizzano da subito più colliri contemporaneamente) e farmaci per via generale, parachirurgica (con il laser) e chirurgica.